Il tricogramma, ancora oggi, si conferma la metodica a più basso costo ed in grado di fornire molteplici informazioni sullo stato del bulbo e del fusto del capello.
Tale tecnica venne descritta per la prima volta da Van Scott nel 1957 e successivamente perfezionata da Braun Falco. Viene annoverata tra le tecniche diagnostiche semi-invasive. Risulta di facile e rapida esecuzione, ben tollerata dal paziente ed a basso costo, tanto da renderla una metodica di routine che può essere eseguita ambulatorialmente. Consente di valutare diversi parametri come: il numero delle radici, la fase in cui si trovano, le anomalie morfologiche del fusto ed il suo calibro. Fornisce quindi indicazioni utili circa i disordini che condizionano la caduta dei capelli e l’eventuale efficacia o meno di una terapia.
La tecnica di prelievo del campione di capelli deve essere eseguita secondo modalità ben codificate per poterla rendere quanto più uniforme agli standard internazionali e rendere quindi validi i tricogrammi di controllo.
I capelli non devono essere sottoposti a trattamenti cosmetologici (shampoo, acconciature, tagli, tinture e permanenti) da almeno 5 giorni prima dell’esame.
Si esegue quindi il prelievo esercitando una trazione rapida e decisa lungo il vettore di emergenza del fusto del capello dal follicolo.
I capelli prelevati vengono disposti uno accanto all’altro, su un vetrino porta-oggetti sul quale vengono poi versate alcune gocce di Eukitt (che servono ad evitare le aberrazioni ottiche legate alla morfologia cilindrica del capello e a conservarlo nel tempo per eventuali confronti) quindi si oppone il vetrino copri-oggetto preventivamente immerso in xilolo.
Le radici dei capelli dopo essere state a contatto con questa soluzione per 15-20 secondi, tempo sufficiente perché il liquido penetri nel loro interno, mostrano un’intensa colorazione rosso brillante in fase anagen, per la presenza della citrullina a livello della guaina radicolare interna, ben rappresentata in questa fase. Le radici in telogen non sono affatto colorate mentre quelle in catagen assumono una debole colorazione arancione. Affinché l’esame risulti attendibile, è necessario che il prelievo non sia inferiore ai 30 capelli a causa di una deviazione standard inaccettabilmente elevata.
Una volta individuate al microscopio le singole fasi in cui si trovano i capelli del campione da noi prelevato, basterà calcolare la percentuale delle radici nelle varie fasi tramite una semplice equazione.
In conclusione, il tricogramma, per poter fornire elementi utili alla diagnosi, al pari delle altre metodiche per lo studio del capello, necessita di essere accompagnato da un’anamnesi particolareggiata, da un accurato esame clinico e da opportuni esami di laboratorio. Infine è necessario ricordare che il tricogramma, sulla base di quanto finora detto, ha bisogno di un’interpretazione adeguata per una corretta refertazione.
Dott.ssa Maria Fortuna (Dermatologa)